Come guardiamo la famiglia, le famiglie? E che cosa vediamo? La ricerca pedagogica mira a cogliere le strutture di senso, indaga le fragilità e i malesseri, per proporre forme di intervento capaci di sviluppare nuovi atteggiamenti e comportamenti, di prendersi cura dei legami familiari. La contemporaneità, con i suoi fermenti e contraddizioni, mostra tutti gli effetti spaesanti di una rivoluzione antropologica in atto. Come dare senso ai fenomeni della pluralizzazione, al moltiplicarsi di forme e modi del far famiglia, alle nuove frontiere della genitorialità, alle disperate richieste di aiuto, allo spaesamento degli educatori? Se compito della pedagogia della famiglia è orientare l’intervento educativo, è anche vero che lo sguardo del ricercatore determinerà la natura delle sue osservazioni, plasmando finalità, metodi e contesti fino a costruire un «oggetto famiglia» molto peculiare e specifico. Abbiamo così tanti e diversi sguardi: centrati gli uni sull’esperienza soggettivamente vissuta, gli altri sulle dinamiche transgenerazionali e intergenerazionali, sull’inconscio familiare oppure sulle interazioni concrete. Rappresentare – come fa questo testo – tali differenze e farle dialogare è il primo passo per cambiare il modo di pensare le famiglie e rapportarsi a esse.
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