«Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra; ma questa è una verità che non molti conoscono […]
È malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto; chi lo fa, si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso e il mondo. Si può e si deve combattere perché il frutto del lavoro rimanga nelle mani di chi lo fa, e perché il lavoro stesso non sia una pena, ma l’amore o rispettivamente l’odio per l’opera sono un dato interno, originario, che dipende molto dalla storia dell’individuo, e meno di quanto si creda dalle strutture produttive entro cui il lavoro si svolge».
Primo Levi
Giuseppe Varchetta, psicologo dell’organizzazione di formazione psicosocioanalitica, socio fondatore e past president di Ariele, dopo una lunga esperienza nell’area della formazione, dello sviluppo organizzativo e della gestione del personale, è attualmente professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e consulente di formazione e sviluppo organizzativo. Direttore della rivista L’educazione sentimentale, ha al suo attivo molte pubblicazioni in tematiche di formazione e sviluppo organizzativo.
Per le nostre edizioni ha pubblicato, tra l’altro, La solidarietà organizzativa (1993); Liste. Storie dall’organizzazione (2005); L’ambiguità organizzativa (2007); con Andrea Fontana, La valutazione riconoscente. La valutazione della formazione nelle organizzazioni contemporanee (2005) e con Dario D’Incerti e Massimiliano Santoro, Nuovi schermi di formazione. I grandi temi del management attraverso il cinema (2007).