Il viaggio dell’ingegner Terrone

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È la storia di un imprenditore meridionale controcorrente, che ha vissuto sulla propria pelle le difficoltà dell’emigrazione, del sottosviluppo del sud, e della lotta alla criminalità organizzata. Una battaglia sostenuta dalle recenti strategie dello Stato e dall’impegno delle nuove generazioni di imprenditori che si ribellano alle mafie. L’ingegner Terrone è uno di quei «figli del sud» che si è impegnato coraggiosamente a realizzare un’impresa in grado di creare posti di lavoro per i giovani, senza il sostegno di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati.

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Il successo di Matteo Salvini alle elezioni europee, seguito a quello delle politiche del 2018, ha di fatto cancellato la vecchia Lega Nord di Umberto Bossi. I brillanti risultati elettorali hanno confermato che il movimento leghista non è più confinato geograficamente. La Lega, oltre ad abolire la parola «nord», si è adeguata a questa nuova politica anche negli slogan: «Prima il nord» è stato sostituito, in polemica con Bruxelles, con «Prima gli italiani». Non si parla quasi più di razzismo nei confronti dei «terroni», cioè dei cittadini che arrivavano, dagli anni ’60 in poi, con i treni della speranza nelle regioni del nord, come disperati in cerca di lavoro e di una vita migliore. Uno di questi, negli anni Novanta, era Francesco Terrone, ingegnere laureato alla Federico II di Napoli. Il giovane, di Mercato San Severino (Salerno) arrivato a Lecco, è stato vittima della xenofobia di alcuni imprenditori. I pregiudizi, figli di quella cultura razzista, finirono col prevalere solo per via di un cognome diffuso nel sud, ma che in Lombardia si pronuncia terùn, in senso dispregiativo. È giusto, quindi, ricordare da dove si è partiti e ricostruire così – seguendo le vicende di questa storia esemplare – «come eravamo», per constatare e riflettere sull’evoluzione culturale del nostro Paese. Terrone, addolorato per quella scioccante esperienza, ha trovato la forza di tornare nella sua terra, dove con altri giovani coraggiosi è riuscito a realizzare un’azienda di servizi di dimensioni nazionali. Una sfida coronata dal successo, che continua ancora oggi, nello scenario di una questione meridionale irrisolta dopo centocinquant’anni di investimenti sbagliati, polemiche e politiche assistenziali che hanno finito col favorire sottosviluppo e criminalità organizzata.

ALDO FORBICE, giornalista e scrittore. Ha curato e diretto per oltre 18 anni il popolare programma di approfondimento quotidiano di Rai Radio Uno, «Zapping», nel quale ha promosso numerose campagne sui diritti umani. È stato vicedirettore del Giornale Radio, caporedattore del Tg1 e autore d iinchieste e rubriche per Rai Due. Ha scritto circa 60 saggi su temi sociali, politici e umanitari che gli sono valsi – insieme alla sua attività di giornalista– quasi 200 riconoscimenti, fra cui l’Echo dell’Unione europea, il Saint Vincent, il Montanelli, il Premio Ischia e il Silone. Ha insegnato per diversi anni giornalismo all’Università La Sapienza di Roma e all’Università di Teramo. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito del titolo di Commendatore della Repubblica peri suoi meriti nel giornalismo e per il suo impegno nel campo dei diritti umani. Collabora come editorialista e giornalista d’inchiesta per diversi quotidiani.

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