Religione, filosofie, letteratura: la civiltà dell’India è un insieme indivisibile e per accostarla occorre passare in rassegna, contestualmente, tutti e tre gli aspetti.
I maestri – guru – dell’India antica e classica, infatti, espongono teorie raffinatissime, ma si occupano anche dei doveri dei governanti, di come fare una buona carriera e di sesso; teatro e novelle mostrano santoni e donne irreprensibili, ma pure farabutti, adultere, streghe e gli dèi, cui piace interagire con le vicende terrene (per misericordia o per semplice diletto); le epiche mantengono il proprio smalto e sono oggi tradotte anche in film e serial televisivi; l’India delle caste è la stessa che, nella vasta produzione poetica, sbeffeggia le gerarchie, perché l’importante è vivere di passione e d’amore; pratiche di severo auto-aggiogamento (yoga) convivono con tecniche spregiudicate (tantrismo) e con dottrine i cui seguaci perseguono la pace spirituale abbandonando per sempre – soli – il mondo civilizzato (ascesi).
Una sola è la certezza: non appena il suo spirito ha lasciato il corpo, ogni hindu è convinto di avviarsi verso la rinascita successiva, determinata non dal volere di un dio, ma soltanto dalle azioni da lui compiute nell’esistenza da poco finita. E una sola è l’ambizione di tutti, dal disprezzato intoccabile al più insigne religioso, pensatore o letterato: penetrare nel nirvana e non rinascere più. Con il supporto degli studi più aggiornati, questo volume conduce il lettore attraverso la plurimillenaria vita dell’induismo nei suoi versanti sacro e profano, e offre altresì, in traduzione, ampi stralci delle opere che ne formano l’ossatura; la chiara suddivisione in capitoli e l’ampia bibliografia favoriscono la consultazione e suggeriscono stimolanti spunti di approfondimento.
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