«Un contributo che dai credenti può venire alla sinistra è quello della radicalità. L’urgenza delle sfide che sono di fronte a noi esige proposte forti, non scolorite».
Nel panorama politico del Novecento il Partito comunista italiano ha rappresentato una delle espressioni più originali del movimento comunista internazionale e della famiglia socialista europea. Alla radice di questa originalità c’è anche l’attenzione alla religione, presente già nell’opera di Gramsci. Gramsci, Togliatti e Berlinguer non erano credenti: incontrarono il cattolicesimo, che da noi ha carattere anche di popolo, approfondendo l’analisi della società italiana e le vie per il suo cambiamento.
Da questo è derivata la condivisione di un impegno su questioni come il disarmo e la pace, ma anche un dialogo che ha approfondito l’interpretazione del marxismo, una sua rilettura in rapporto alle fedi religiose e soprattutto la scelta di un pluralismo di culture, a fondamento della laicità del partito.
«Le radici si selezionano, non si recidono, altrimenti, come una pianta, la sinistra rinsecchisce e muore» scrive Chiti. E proprio perciò nasce questo libro: per condividere la storia del Pci, ma soprattutto per ritrovare nella radicalità – che non è radicalismo, né estremismo – quella tensione etica che è fondamento di ogni progetto di rinnovamento sociale e democratico.
VANNINO CHITI, studioso del movimento cattolico, vanta una lunga esperienza politica e amministrativa. Già senatore del Partito Democratico, è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Amato, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali del governo Prodi, vicepresidente del Senato della Repubblica e Presidente della Regione Toscana. Attualmente è membro della commissione accademica della Scuola di formazione per il dialogo interreligioso e interculturale di Firenze e collabora con la rivista Testimonianze. Autore di libri e saggi politici, per le nostre edizioni ha pubblicato Buon governo. Un mito? Le Regioni rosse tra leggenda e realtà (con Raffaella Della Bianca, 2015), La democrazia nel futuro (2018) e Le religioni e le sfide del futuro (2019), con il quale, nel 2020, ha vinto il premio Amerigo «Le quattro libertà» per la libertà di religione.