Metz Yeghérn, il Grande Crimine: così gli armeni ricordano il loro genocidio, con una parola che condensa male fisico e male morale, ciò che addolora, tortura, uccide.
Sono passati cento anni da quando gli armeni furono allontanati dalla loro terra e massacrati in nome del panturchismo.
E ne sono passati venti dalla prima pubblicazione di questo breve libro, che racconta senza enfasi né sensazionalismi la cronaca di quell’orrore.
Molto in Europa è cambiato da allora, ma i turchi – che pur vi vogliono entrare – continuano a negare la storia.
«Per quanto coraggiosi turchi abbiano affrontato la questione armena, la Turchia oggi più che mai è attestata su posizioni negazioniste. […] E la situazione sta purtroppo peggiorando. La comunità armena di Siria, dove trovarono rifugio molti fra i ‘resti della spada’, i sopravvissuti della tragedia, è oggi di nuovo sotto attacco». Dall’Introduzione di Siobhan Nash-Marshall
Il volume è il terzo numero della collana Frammenti di un discorso mediorientale
CLAUDE ARMEN MUTAFIAN (1942), matematico e storico franco-armeno, figlio del pittore Zareh Mutafian, sopravvissuto al genocidio. Insegna all’università di Parigi. Dopo aver scritto alcuni libri di algebra, si è specializzato nella storia armena, in modo particolare sul Regno di Cilicia. Ha anche curato importanti mostre, come Roma-Armenia (1999, Musei Vaticani, Roma).
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