Un colpo al cuore? Ma perché mai? Il decreto Renzi di riforma delle grandi banche popolari accende il dibattito fra sostenitori e critici, qui rappresentati da Franco Debenedetti e Gianfranco Fabi.
Il confronto fra loro è introdotto da Giulio Sapelli, per il quale il problema non è contrastare l’innovazione ma salvaguardare il rapporto fra banca e territorio, e da Lodovico Festa, il quale ritiene che bisognerebbe evitare l’ennesimo intervento sulle banche senza visione sistemica.
Il modello cooperativo «una testa un voto», argomenta Debenedetti anche in base a personali esperienze, dà luogo a opacità e disfunzionalità gestionali.Smarrito l’originario spirito mutualistico, l’adozione del modello «un’azione un voto» da tempo sarebbe stata vantaggiosa; ora, con l’unione bancaria, diventa non procrastinabile. Fabi, invece, vede la riforma come un giallo: «C’è la vittima: le grandi banche popolari. C’è il colpevole: il Governo. C’è l’arma del delitto: il decreto legge del 20 gennaio. Ci sono i complici: il Parlamento. C’è il mandante: la Banca d’Italia e, in secondo piano, la Banca centrale europea».
In arrivo l’intervista a Franco Debenedetti