Quale senso dare all’odierna, intensiva produzione autogestita e sociale di immagini? Quali dimensioni estetiche, emotive, relazionali e artistiche derivano dal regime di autopresentazione e autopromozione che raccoglie innumerevoli gesti, esibizioni e testimonianze foto-video dentro e fuori dal web, in forma di immagini che sono ritratti dell’evento e al tempo stesso autoritratti collettivi?
Il titolo del volume, Selfie&Co, vuole suggerire la firma collettiva che traspare dai selfie, per via della piattaforma digitale che ogni autoscatto interpella per essere valorizzato e condiviso, ma intende anche alludere a modi del ritratto che chiamano in causa pratiche affini al fenomeno del selfie, o per meglio dire tali da intraprendere imprese comuni, proporsi cioè come effetto, risultato e documentazione di azioni collettive. Si tratta di ritratti che si fanno espressione di un senso comune non solo tecnicamente predisposto dalla connettività della rete o da una diffusa esigenza di essere presenti e di apparire, ma capace di intrecciare un sensorio tecnicizzato a pulsioni vitali e a precisi indici storici e politici, nell’arte come nel web.
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